Darimar's Zone: sito divulgativo dedicato alla Zona di esclusione, all'incidente nucleare di Chernobyl e al videogioco S.T.A.L.K.E.R.

domenica 17 gennaio 2010

Cernobyl, un cantiere per l'eternità

Se esistesse un inferno fatto di gelo e solitudine, potrebbe essere a Pripyat, in Ucraina. Qui anche la speranza è negata. Poco lontano, il villaggio di Cernobyl e gli impianti accanto alla centrale esplosa il 26 aprile 1986 si aggrappano alla parvenza di vita che ancora deve gestire le conseguenze di quell'istante. Un cantiere aperto per l'eternità: la costruzione del secondo sarcofago, necessario per mettere in sicurezza il reattore n.4 e avviare lo smantellamento, non è neppure iniziata. Ma c'è un piano, un obiettivo: a Pripyat invece, il luogo abitato che era più vicino alla centrale nucleare, i lampioni e le case dei lavoratori dovranno sbriciolarsi e crollare da soli a poco a poco, demolirli solleverebbe la polvere radioattiva che ora sembra dormire sotto la neve. Denis, la guida dell'Agenzia statale per l'informazione su Cernobyl, non perde d'occhio il contatore Geiger a cui bastano un cespuglio o un muro più contaminato per schizzare oltre i valori normali di 14 microröntgens/ora, e scuote la testa quando il display dà l'allarme superando quota 500: «Non puoi prevedere dove si nasconde». In un raggio di dieci chilometri dal reattore, la terra è intrisa di cesio, uranio e plutonio, elementi che si mantengono radioattivi per migliaia di anni. Nessuno mai potrà tornare a vivere a Pripyat.
Nel silenzio parla soltanto la neve, la crosta ghiacciata che si spacca e sprofonda a ogni passo lungo quelle che erano strade. Le impronte camminano accanto a quelle di un grosso lupo, passato di qui - Denis ne è certo - non prima di due giorni fa. Linci, cervi, forse anche orsi: stanno ripopolando questa terra di nessuno, padroni di un mondo dove la vita - i quaderni sui banchi, i sedili del teatro, la ruota panoramica del parco giochi, gli slogan rimasti al tempo dell'Urss - si è fermata con l'ordine di evacuazione.
A Kiev, qualcuno ha proposto di fare di Cernobyl e dell'area off limits che si estende fino a 30 chilometri dalla centrale una zona ecologica che sfrutti il primato di "località turistica più esotica al mondo" conferito dalla rivista Forbes. Progetti che gli ambientalisti scoraggiano: «Forse tra 50 anni la tecnologia ci permetterà di costruire un'isola verde, oggi parlarne è una profanazione: vadano ad abitarci i deputati e i membri del governo», ha dichiarato Jurij Samoilenko, capo dell'associazione ucraina "Mondo verde".
Incuranti dei divieti, gli uccelli fanno il nido sul tetto del reattore, o meglio sul primo sarcofago provvisorio costruito poche settimane dopo l'incidente, tra le fessure che lasciano passare la pioggia sulla "zampa d'elefante", una stalagmite di materiali radioattivi fusi con i resti del reattore. Per bloccare la diffusione di emissioni, una soluzione di più lungo termine è stata affidata nel 2007 al consorzio francese Novarka (joint venture tra Vinci e Bouygues). Un piano che si trascina nel tempo tra le polemiche sull'aumento dei costi: alla Bers, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, è affidata dal 1997 la gestione di un fondo per la messa in sicurezza del reattore: 800 milioni di euro promessi, 482 milioni stanziati. Ma la costruzione del secondo sarcofago presentava già nel 2007 un conto di un miliardo di euro, destinato a gonfiarsi con il passare del tempo. Il progetto prevede la costruzione di un enorme arco di acciaio, alto 108 metri e lungo 250, da montare su binari a fianco del reattore per poi farlo scorrere sopra il primo sarcofago. Lavorando direttamente sul tetto, infatti, in un'ora si può assorbire una dose di radioattività pari al massimo consentito in un anno, come sanno le migliaia di "liquidatori" che regalarono la propria salute per arginare la catastrofe: avevano a disposizione 40 secondi per correre a ricacciare nel cratere un blocco di grafite. I turni brevi e il ricambio necessari sono tra i tanti motivi che frenano i lavori, che peraltro ancora attendono l'autorizzazione della Chernobyl Nuclear Power Plant, malgrado la data prevista per la conclusione fosse il 2012. Nessuno la dà più per buona: per ora, vicino al reattore si vedono soltanto tratti di rotaie, né basterà un sarcofago più stabile a decretare "pulita" questa terra condannata. Bisogna smantellare la ciminiera, costruire un deposito sotterraneo - e qui si parla già del 2030 e di 1,6 miliardi di euro - per il 95% di materiale radioattivo rimasto all'interno, gestire le scorie degli altri tre reattori della centrale, fermati negli anni successivi al 1986.
Così la centrale che si è fermata definitivamente nel 2000 ma che richiederà anni per morire ha ancora 3.500 dipendenti. Vivono a fianco di altre 2.500 persone: nella zona proibita ci vogliono guardie per la sorveglianza degli impianti e dell'ambiente, pompieri, scienziati. Nel villaggio di Cernobyl poi ci sono altre 40 persone, tutte sopra i 70-80 anni. «I 49mila abitanti di Pripyat han voluto andare a vivere il più lontano possibile», racconta Denis e pochissimi, tra gli ucraini, hanno i soldi e la voglia di partecipare a questo business surreale per cui ogni agenzia di viaggio di Kiev da qualche anno propone il tour in giornata della zona proibita, a 100 chilometri dalla capitale, 70-170 dollari a testa. Dopo 24 anni, la società ucraina non ha ancora potuto scuotersi di dosso la paura, ma gli abitanti più anziani di Cernobyl pensano di avere l'età giusta per sfidare le radiazioni: non faranno in tempo ad ucciderli. Così sono tornati nella terra che non c'è, pochi superstiti tra le casette abbandonate a cui si avvinghiano gli alberi, soffocandole. A Cernobyl sono rimasti aperti cinque spacci, tre bar e nessun ristorante. Gli abitanti possono coltivare la terra, ma portare fuori qualunque prodotto e venderlo è proibito. Oggi due autobus li verranno a prendere per portarli a Ivankiv, oltre la zona proibita: a Cernobyl - un dramma su cui tutti i candidati alla presidenza dell'Ucraina hanno mantenuto il silenzio - seggi elettorali non ce ne sono.

Fonte: Il Sole 24 Ore.com, 17 gennaio 2010

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