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domenica 27 marzo 2011

Aspettando gli "esperti" al varco...

Premessa
Io sono un Farmacista Collaboratore. In parole povere, esercito la mia Professione lavorando in una Farmacia privata come dipendente. Tutti i Farmacisti sono vincolati a un Codice deontologico che impone loro (Art. 9) di mantenere aggiornata la propria preparazione e il proprio bagaglio culturale, in modo da tutelare adeguatamente, nel tempo, la Salute pubblica. Ovviamente non tutti i Farmacisti adempiono allo stesso modo a tale dovere, ragion per cui non tutti i Farmacisti hanno la stessa preparazione e forniscono le stesse garanzie (il che vale, con le dovute proporzioni, per qualsiasi categoria professionale) ma, su carta, le disposizioni vigenti sono chiare.
Sotto questo punto di vista, uno dei problemi più grossi che mi sono sempre trovato fra i piedi è il parere dell'"esperto" di turno, pubblicato sul quotidiano X o sulla rivista Y, media che la gente legge spesso e volentieri. Poi, dopo aver letto, viene in farmacia e, giustamente, cerca (o pretende) un riscontro: "Lo ha detto un esperto, l'ho letto sul giornale/ascoltato alla radio/trovato su Internet!".

Il fatto
Una premessa squallida, lo ammetto e chiedo scusa. Soprattutto, non c'entra nulla, direttamente, con gli argomenti che tratto qui. L'unico punto in comune è "il parere dell'esperto" che, noto con una certa subdola soddisfazione, non infesta solo il mio ambito professionale. La portata del problema che l'"esperto" rappresenta è anch'essa la medesima:


Oh, ne ho linkate solo tre giusto per rendere l'idea: a voler essere esaustivi si rischia di saturare il database di Google ma vi invito comunque a fare ricerche in tal senso perchè si trovano altri articoli, naturalmente incentrati sul parere di "esperti" che addirittura ampliano il problema, incrociando dati e risultati di studi addirittura contradditori fra loro stessi (posso capire che il parere di un individuo possa collidere col parere di un altro anche a parità di preparazione e competenza... ma quando addirittura a collidere sono i "numeri" è evidente che qualcosa non torna. Questo sì che è come Chernobyl... e infatti sono 25 anni che aspettiamo di raggiungere un accordo univoco e oggettivo su cause, vittime e implicazioni).
Qui abbiamo "esperti" a 360°, e mi ricordano tutti Flint/Magpie: chi stima un problema "quasi" (ma non si sa bene "quanto") come Chernobyl, chi minimizza (il problema esiste ma non ha nulla a che vedere col disastro del 1986) e chi quasi si straccia le vesti (Giappone 2011 = Chernobyl 1986). Attenzione: sono tutti "esperti" (c'è scritto nei titoli, QUINDI sarà vero)! In quanto tali, sono tutti degni di attenzione. Non importa che, evidentemente, qualcuno stia sparando c@zzate (la questione giapponese non può, contemporaneamente, ricalcare l'incidente dell'86 E non avere nulla a che spartire con esso!).

Riflettiamoci
Caspita, se lo ha detto un "esperto" DEVE essere vero, c'è poco da fare. Come potrebbe essere altrimenti? Posso io provare a mettere in dubbio il parere di un "esperto"?
L'"esperto": non è un titolo di studio e, a quanto ne so io, non è neppure un riconoscimento ufficiale di qualche tipo. Di fatto, "esperto" non significa nulla dal punto di vista legislativo/professionale.
Eppure, ogni volta che un "esperto" (non perchè lo sia ma perchè così lo bolla la stampa... e la gente ci crede ogni volta, ovviamente) dice qualcosa, quel qualcosa acquista automaticamente un gradino di credibilità in più. Ed è la stampa a sottolinearlo: il titolo non dice "Un tizio che passava ha detto che...", dice "L'esperto ha detto che...".

Conclusioni
Santa Pazienza!

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