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mercoledì 16 marzo 2011

Il sopravvissuto: Chernobyl fu un disastro senza paragoni

Anatoli Beliaev: pale per raccogliere materiale radioattivo

Invalido per colpa di quella centrale ucraina la cui esplosione seminò morte e radiazioni in parte d’Europa ma soprattutto, dal suo punto di vista, ha rovinato la sua vita. Uno dei bonificatori della zona di Chernobyl ripensa agli effetti di quell’incidente e, comparandoli con quelli finora accertati dell’impianto giapponese danneggiato dal terremoto, dice in sostanza: mi dispiace per Fukushima ma, purtroppo, da noi fu peggio. Anatoli Beliaev ha 53 anni ed è un ex “liquidatore”, come venivano chiamati i circa 230mila componenti delle squadre di bonifica attivi nella zona di Cernobyl fino al 1990. «Quando si seppe dell’incidente ero a casa, in licenza dal militare; ero giovane, avevo 28 anni», ricorda della catastrofe del 26 aprile 1986 facendo intendere che sulle prime - nella nebbia di omissioni del regime sovietico - non aveva intuito che quel giorno avrebbe piagato la sua esistenza. Anche i nove mesi a venire passarono solo condividendo paure e preoccupazioni degli altri sovietici; poi il 27 gennaio 1987, «l’inizio di un periodo durissimo della mia vita». I ricordi sono molto crudi: «Fui mandato a Cernobyl, con la mia 26ª Brigata del distretto militare di Mosca, assieme ad altri 2.500 commilitoni, per disattivare il quarto reattore della centrale». «Di questi 2.500, siamo rimasti in vita in 500; gli altri 2.000 sono morti. Io sono invalido», aggiunge con una laconicità e dignità che invita a non chiedere dettagli. «Il lavoro era micidiale, non penso come sia ora a Fukushima», dice comunque riferendosi ai rischi cui si era esposti trattando materiale contaminato con semplici pale. A differenza dell’impianto giapponese «quello di Cernobyl prima è esploso e poi bruciato creando un disastro di vastità imparagonabile, spargendo graffite per un vasto territorio. E noi la dovevamo raccogliere».

Fonte: corriere.com, 16 marzo 2011.

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