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lunedì 30 aprile 2012

La foresta rossa di Chernobyl

Il 26 aprile del 1986 il mondo conobbe l’orrore di un incidente in una centrale nucleare. Accadde come molti sanno, in Ucraina, che allora faceva parte dell’Unione Sovietica alla centrale “Vladimir Ilic Lenin” di Chernobyl. Durante una prova alla turbina del reattore numero 4 si verificò un’esplosione che liberò nell’aria una quantità di agenti radioattivi impressionanti che costrinse le autorità ed evacuare circa 600 mila persone delle regioni dell’Ucraina, della Bielorussia e della Russia. I morti tra quelli immediatamente deceduti al momento dell’incidente e quelli nei vent’anni successivi sono stati 58, ma sono migliaia le persone che hanno subito e subiscono ancora oggi le conseguenze di quella nuvola radioattiva che il vento portò in giro per mezza Europa, arrivando anche in Italia, spargendo malattie di ogni genere. Tra i danni di quella notte, era circa l’una del 26 aprile, in molti hanno dimenticato perché quello umano è stato ed è ancora così drammatico, quello ambientale che ha coinvolto la foresta di Chernobyl, che allora era detta la Foresta dei Tarli, popolata da ogni tipo di animali e ricca di ogni genere di pianta, albero e flora. Quattro chilometri quadrati che nel giro di pochissimo tempo perse tutti i suoi colori per assumerne uno solo : il rosso. Da allora tutti la chiamano la Foresta rossa. Gli animali sono scomparsi per anni, le piante sono appassite, gli alberi sono morti, le acque sono diventate tutto tranne che una risorsa. Alcuni animali, soprattutto quelli più domestici hanno subito terribili mutazioni genetiche, altri si sono quasi estinti per mancanza di prede o perché quello che hanno mangiato era talmente radioattivo che sono morti come gli uomini, le donne, i bambini. Solo oggi, e con estrema difficoltà la natura sta provvedendo al ricambio ed alcune specie stanno tornando a ripopolare la foresta ma anche queste devono fare i conti con quella che gli scienziati di tutto il mondo hanno classificato come una delle zone più radioattive del mondo. Il loro destino è affidato al caso o alla forza della natura che spesso sa rimediare da sola ai danni dell’uomo.

Fonte: Iran Italian Radio, 26 aprile 2012

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