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lunedì 13 gennaio 2014

Disastro di Chernobyl: a 30 di distanza contaminazioni in Canavese

A quasi trent’anni dal disastro di Chernobyl il Canavese ne patisce ancora le ripercussioni nonostante si trovi a mille miglia di distanza dal luogo in cui scoppiò nel 1986 la centrale nucleare. E’ quel che emerge dalle recenti analisi condotte dall’Arpa Piemonte su tu tutto il territorio regionale. Lo studio, pubblicato la settimana scorsa, ha preso in esame la presenza del cesio 137, una sostanza radioattiva rimasta nel suolo, e conferma le zone di Ceresole e la Val Soana tra le più colpite, proprio le zone situate nel parco nazionale Gran Paradiso, una delle più belle vallate dell’arco alpino, dove si trovano specie tutelate ma dove si registra uan contaminazione tanto nei funghi e nella selvaggina. Nessun pericolo per la popolazione, mette in chiaro l’Arpa. Ma i dati restano comunque agghiaccianti proprio se si considera il tempo trascorso e la distanza dalla località ucraina. Ad originare lo studio è stato il ritrovamento lo scorso anno in Valsesia, in provincia di Vercelli, di una trentina di cinghiali contaminati per valori dieci volte superiori la soglia massima prevista dalle normative europee. L’Arpa ha esaminato 170 campioni, tra acque superficiali, funghi, frutti di bosco e latte di alpeggi, attraverso un approfondito monitoraggio condotto nella seconda metà del 2013, che ha coinvolto aree quali Alta Valsesia, Val Formazza e Val Vigezzo, Valle di Ceresole e Val Soana, Val Maira, Val Pellice, Monferrato e Val Susa. “L’obiettivo – scrive l’Arpa – è stato quello di incrementare il monitoraggio ordinario, svolto nell’ambito di reti regionali e nazionali, al fine di evidenziare alcune anomalie localizzate, con particolare riferimento alle aree maggiormente interessate dal fall out radioattivo conseguente l’evento di Chernobyl. L’esito delle analisi ha consentito di aggiornare la mappa della deposizione al suolo dell’isotopo radioattivo Cs137, realizzata nel 1998 per valutare gli effetti dell’evento di Chernobyl, ed ottenere un quadro più attuale della distribuzione della contaminazione radioattiva conseguente quell’evento sul territorio regionale“.
Fonte: La Voce, 12/01/2014

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